FabricAltra

BORSE DI RIENTRO

GENNARO ANDREA LAURO

Artista italiano nato in Inghilterra e cresciuto in Italia, dopo gli studi di Filosofia e Lingue Orientali, si avvicina alla danza e al teatro, lavorando dal 2013 per varie compagnie nazionali ed internazionali come: Sosta Palmizi e Atacama in Italia, la compagnia svizzera Greffe e collaborando con la compagnia Cuenca/Lauro (Berlino).

Ha lavorato come interprete nelle creazioni di Romeo Castellucci, Moses und Aaron per l’Opéra de Paris e il Teatro Real de Madrid, e Tannhäuser per il Bayerische Staatsoper e l’NHK di Tokyo. A Roma ha fondato il gruppo di ricerca teatrale Caravan, lavorando come interprete nei pezzi No(t)I e Frammenti. Nel 2019 ha presentato la sua prima creazione ‘Sarajevo-la strage dell’uomo tranquillo’, finalista del premio Equilibrio 2018 e selezionato tra i ‘40 Winks’ di Aerowaves 19” .

Periodo di residenza: da Agosto a Ottobre 2019

Come descriveresti il tuo lavoro

Basandomi per lo più sul movimento, lavoro sulla possibilità di espressione di certe idee e sensazioni, tentando di renderle nel corpo più che di rappresentarle attraverso il corpo.

Hai strumenti e tecniche che utilizzi in particolare?

Lavoro molto a partire dall’improvvisazione e dalla costruzione di materiale di movimento. Pesco ovunque, senza un codice tecnico preciso.

Quali sono le tue impressioni e aspettative sugli spazi della Fabbrica Alta e Schio?

La Fabbrica è un bel posto, ma è abbandonato, ed è abbandonato innanzitutto nelle intenzioni ancor prima che nelle azioni.  Qualunque cosa si intenda fare della Fabbrica, occorre innanzitutto porsi in un atteggiamento di cura, ascolto e onestà rispetto al luogo. La Fabbrica mi sembra come una cattedrale. Le cattedrali sono spesso il cuore urbanistico delle città. La Fabbrica è il cuore dimenticato di Schio. Potrebbe certamente appartenergli di più.

Ci puoi anticipare qualcosa sulla ricerca e idea che stai portando avanti su Fabbricaltra?

Il mio progetto di ricerca preesiste al lavoro in Fabbrica Alta. Il tema portante è il piacere nei suoi infiniti chiaroscuri e su come possiamo rimettere al mondo un contatto autentico con il piacere. La Fabbrica è il luogo che accoglie i primordi di questa ricerca. La forma dei suoi spazi e specificamente la lunghissima sala in cui lavoriamo, con i suoi numerosi pilastri, ha fortemente influenzato la mia ricerca, le direzioni dei miei movimenti, le possibilità di spostamento. La Fabbrica è iscritta nel movimento stesso.