FabricAltra

Per costruire un progetto di rigenerazione sostenibile e a lungo termine scegliamo di mettere tra parentesi (per un po’) la questione del restauro dei muri, degli impianti e del tetto per concentrare l’attenzione sul restauro della percezione da parte della comunità locale.

Le esperienze recenti di rigenerazione dell’archeologia industriale in Europa e nel mondo ci dicono infatti che riprogettare, anche in maniera innovativa e architettonicamente ineccepibile, strutture e spazi può portare ad effetti paradossali se non è preceduto da un’attenta riflessione sui processi sociali, culturali ed economici che si desiderano attivare negli spazi rinnovati. È in agguato, in altre parole, l’effetto “Nuova Cattedrale Vuota” che affligge ormai molte vecchie fabbriche ristrutturate solo architettonicamente con grande dispendio di risorse pubbliche.

Una strada per prevenire tale rischio è resistere alle sirene dei modelli di utilizzo scontati e pre-fabbricati (il museo, il centro culturale, l’università, l’incubatore di start-up innovative…) per “ripensare da dentro” l’edificio mobilitando la percezione, i pensieri, le idee e le energie sociali ed economiche della comunità locale. In questo modo, forse, la scelta di un utilizzo futuro potrà essere più sentita, collettiva e responsabile e probabilmente anche più sostenibile dal punto di vista finanziario.

Si pensa quindi di puntare su nuove forme di coinvolgimento della popolazione, per innescare una riflessione che sviluppi un dialogo tra associazioni, professionisti, comunità e imprenditoria locale, in una nozione plurale di rigenerazione che porti il sito a divenire un luogo di riferimento per una molteplicità di soggetti e di motivi. Proprio da questa idea di “rimettere sul palcoscenico” la Fabbrica Alta, vista come luogo che è stata il “teatro” in cui si sono svolte e intrecciate migliaia di storie di vita di donne e uomini, ha portato allo sviluppo del progetto denominato: “Fabricaltra”. Se ogni coscienza è prima di tutto coscienza percettiva, come diceva il filosofo Merleau-Ponty, sembra necessario far riprendere coscienza della Fabbrica agli abitanti del luogo e pare interessante farlo attraverso la percezione sensoriale.

La percezione sensoriale può fare emergere in maniera creativa ed interattiva l’affezione o la disaffezione al luogo sentimenti che potrebbero essere condizionati dallo stigma che la Fabbrica ancora porta su di sé. Gli interventi proposti nel progetto “Fabricaltra” sono quindi pensati per contrastare quella sorta di privazione sensoriale di cui sembra soffrire la Fabbrica, sia essa dovuta dalla diluizione della memoria dall’inerzia della contemplazione. Sarà così avviato un programma di azioni culturali e artistiche che mettano in primo piano il valore della percezione e l’atteggiamento di ascolto necessario per far entrare maggiormente in dialogo gli abitanti di Schio con lo spazio della Fabbrica

I PERCORSI DI RIGENERAZIONE